Deep Purple, le canzoni più belle: da Hush e Child in Time al ritorno della Mark II con Perfect Strangers.
Quando si parla di hard rock, le tre band fondamentali che vengono nominate sempre sono i Led Zeppelin, i Black Sabbath e i Deep Purple. E non è ovviamente uncaso. Nella storia della musica rock, ma in generale della musica ‘leggera’, c’è infatti un prima e un dopo queste tre formazioni straordinarie, capaci, ognuna con il proprio stile, di cambiare per sempre le regole del gioco.
Riscopriamo insieme il mito in particolare del gruppo che ha lanciato i talenti di Ian Paice, Jon Lord e Ritchie Blackmore, per ripercorrere una storia fatta di amicizia, tradimenti, incomprensioni ma soprattutto tantissima buona musica.
Deep Purple: le canzoni migliori
Scegliere solo cinque pezzi in una carriera leggendaria e così variegata come quella dei Purple è molto complicato. Al di là della fase iniziale, con un Mark I che non è mai riuscito a entrare realmente nei cuori dei fan, la band è infatti sempre stata in grado di scrivere capolavori, sia guidata da Blackmore e Gillan, sia con Coverdale e Hughes e ancora con Steve Morse alla chitarra.
Ci sono però alcuni brani che più di altri hanno avuto un peso maggiore nella creazione della loro leggenda. Andiamo a riascoltarli insieme.
Deep Purple – Hush
Siamo nel 1968 e in una calda estate i Purple fanno il loro debutto nella scena rock britannica e americana con un disco, Shades of Deep Purple, che spazia dal pop rock ad accenni di progressive. Nessuno dei brani di questo disco è rimasto nella storia, se non una cover di un classico di Joe South: Hush.
Se nella versione swamp rock cantata da Billy Joe Royal un anno prima il pezzo aveva avuto un buon successo, entrando nella Billboard Hot 100 attorno alla 50esima posizione, con i Purple fece il botto, raggiungendo addirittura il numero 4 della classifica americana. Ancora oggi, Hush è uno dei classici più amati della formazione, l’unico risalente alla prima Mark. Di seguito il video ufficiale:
Deep Purple – Child in Time
Con la pietra miliare In Rock del 1970 i Purple fanno il loro debutto con la seconda formazione, quella destinata più di tutte a entrare nel mito. Tra i tanti capolavori di un disco inimitabile, spicca la splendida ballata prog / hard rock Child in Time.
In questo pezzo tutti gli elementi danno il loro meglio: dal groove preciso e aggressivo di Ian Paice, all’organo malinconico e misterico di Jon Lord, senza dimenticare il basso avvolgente di Roger Glover, gli assoli fulminanti di Blackmore e i leggendari acuti di Ian Gillan.
Pezzo simbolo della Mark II, non venne mai suonato dalla formazione successiva su richiesta dello stesso Gillan, che era letteralmente innamorato di questa canzone. Ascoltiamo insieme Child in Time:
Deep Purple – Smoke on the Water
Se ancora oggi tutto il mondo conosce il mito dei Purple, il merito maggiore va dato a Smoke on the Water. Capolavoro assoluto (ma certamente non il loro brano migliore), ha la fortuna di avere il riff di chitarra più famoso della storia della musica.
Ancor di più del brano in sé, Smoke assume una valenza straordinaria come canzone simbolo dell’album Machine Head, probabilmente il migliore nella storia dei Purple e uno dei più grandi dischi di sempre. Riascoltiamo insieme Smoke on the Water:
Deep Purple – Burn
Fuori Gillan e Glover, dentro Coverdale e Hughes. Cambiano gli interpreti, cambia anche lo stile della band, ma il risultato è comunque eccellente. Burn è la title track di un omonimo album che ha picchi straordinari e momento più enigmatici. Ma la canzone in sé è in assoluto una delle migliori della carriera dei Purple.
Mitico il duetto dei due nuovi cantanti, ma altrettanto leggendari gli assoli di Blackmore e il groove tentacolare di Paice. Ascoltiamo insieme Burn:
Deep Purple – Perfect Strangers
1984. Dopo otto anni di assenza, i Purple si presentano sul mercato con un nuovo disco. La cosa straordinaria è che la formazione è di nuovo quella della Mark II, con Gillan e Glover al loro posto. Un regalo straordinario per tutti i fan, che vengono accontentati con un disco non capace di raggiungere i fasti di un tempo, ma quantomeno in grado di rinverdirne il mito.
Simbolo di questa rinascita è Perfect Strangers, la title track dell’omonimo disco. Un pezzo di rara bellezza, nonostante il sound non sia più quello dei bei tempi. L’importanza di questo lavoro è fondamentale per far rinascere la leggenda di una formazione che, con altri cambiamenti radicali, è riuscita ad arrivare ai giorni nostri sempre in forma smagliante.
Questo il video di Perfect Strangers: